Da Luxury n. 12 del 2004 – Dottor Eugenio Filodosso (giornalista)
Un pittore assolutamente da riscoprire, acutissimo ritrattista e piacevolissimo autore di scene di genere.
Un pittore classico nei soggetti e nella tecnica in un’epoca di grandi rivolgimenti artistici. Fu quello che ai tempi delle monarchie nazionali era detto il “pittore di corte“ (…) Forse, se non fosse caduto in disgrazia con l’avvento del comunismo, non sarebbe stato riscoperto da pochi anni, ma potrebbe sedere nell’empireo dei grandi pittori allora suoi contemporanei, che in Paesi ed ambienti molto diversi sperimentavano le loro invenzioni. Si pensi che nelle enciclopedie dell’epoca, Košvanec non aveva meno spazio di Cezanne e Picasso.
Da Luxury n.11 del 2004- Prof.ssa Elena Pontiggia (critica d’arte, storica dell’arte ed accademica italiana)
È esistita nel XX secolo una figurazione che ha dialogato con la tradizione ottocentesca, di cui non ha dimenticato i valori di opulenza narrativa e cromatica. Košvanec (…) ne è appunto un esempio: l’esempio di una pittura, per così dire, neo-tradizionale, in cui confluiscono gli echi della lezione festosa di Makart e gli accenti di un pittoricismo intenso in un’accezione allargata, diviso tra simbolismo e post-impressionismo. La sua è una figurazione esuberante, sciolta, vitalistica, che gioca con la facondia illustrativa, caricandosi anche di echi simbolisti. In Košvanec (…) ricorrono frequentemente reminiscenze mitologiche (…) ma nel suo caso non si può parlare di “classicismo moderno“. La sua mitologia non ha nulla di metafisico: vuole essere, anzi, un potenziamento del dato naturalistico. Mentre il classicismo fra le due guerre persegue una messa tra parentesi della vita, il neo naturalismo di Košvanec (…) vi si immerge in pieno, giocando allegramente con le reminiscenze antiche, ma ribadendo che ciò che conta è la joie de vivre del presente. La pittura di Košvanec rappresenta allora una sorta di “ballo in maschera“ (…) In questa festosa messa in scena il nudo classico, le lunghe vesti settecentesche o i costumi regionali si alternano indifferentemente, scoprendo o agghindando le figure femminili (…) Gli ombrellini goyeschi e le gonne veronesiane di cui si ammantano le Veneri di Košvanec funzionano, insomma, come ornamenti seduttivi, come un gioco che sa benissimo di essere tale.
Dal Corriere della Sera del 7 settembre 2012 – Dottoressa Ludovica Zarrilli (giornalista): “Un clandestino con Monet”
La pittura in plein air di Renoir e Monet e le donne-ninfe tanto care all’art noveau, le ballerine amate da Degas e i tratti materici dell’espressionismo uniti all’impegno politico, alle guerre e alle amare esperienze di censura e prigione. Questi gli ingredienti che, mescolati sapientemente danno vita alla pittura di Vlastimil Košvanec (…) un’esistenza non facile, a lungo dimenticata, soffocata post mortem dalla polvere di altri pittori molto più celebri e amati di lui. Una fama che a poco più di cinquant’anni dalla scomparsa cerca riscatto e lo trova (…).
Da mondo padano del 12 settembre 2014 – Professor Fabrizio Loffi (giornalista)
Il pittore boemo, nato nella cittadina di Karlin, oggi “sobborgo di Praga” il 14 dicembre 1887 e scomparso nel 1961, ha avuto modo di conoscere e di studiare da vicino le innovazioni in campo artistico di quell’epoca, stringendo anche solidi rapporti con alcuni grandi protagonisti come Alfons Mucha, Vaclav Spala e Frantisek Kupka. Di fronte a una tendenza sempre crescente verso l’astrazione, Košvanec ha mantenuto per tutto il corso della sua carriera un forte legame con la pittura di carattere figurativo, frutto anche della sua solida formazione accademica. Le fanciulle sorridenti e sensuali che si fondono nella natura che le circonda, i paesaggi splendenti e rigogliosi, sono la diretta espressione della gioia di vivere che pervade l’opera del pittore ceco. I colori brillanti, accesi da una luce intensa e calda, fanno vibrare le poetiche composizioni e collaborano nel trasmettere allo spettatore un clima di grande serenità e gioia. Si ha l’impressione che l’artista boemo voglia offrire ai suoi spettatori un rifugio alle difficoltà e agli sconvolgimenti socio- politici della prima metà del XX secolo, trasmettendo un messaggio di positività e di speranza che si concretizza in un inno alla vita (…)
Da RC ( Repubblica Ceca) marzo-aprile 2015 – Dottor Edoardo Malvenuti
(giornalista)
Uno dei grandi maestri dell’arte ceca del ‘900,a lungo ostracizzato durante il regime comunista e recentemente riscoperto. Pittore, vignettista, illustratore, creatore poliedrico che ha esplorato impressionismo, realismo e simbolismo, Vlastimil Košvanec è stato uno degli artisti cechi più dinamici, dotati e spendenti di tutto il XX secolo. Questa almeno è la storia dei suoi anni giovanili (…) La maturità e la vecchiaia disegnano invece la parabola discendente di un uomo che finisce la sua vita nell’anonimato, incastrato fra tribunali e cliniche psichiatriche (…) È nella pittura in particolare nella ritrattistica che Košvanec ottiene la sua consacrazione: è sulla tela che si farà conoscere come grande artista della sua epoca (…) Nel suo atelier di Kralosvky passano borghesi, aristocratici, imprenditori, intellettuali e persino il presidente Edvard Benes (…) la luce e l’uso del colore fanno traboccare le tele di leggerezza e gioia di vivere (…) Quello che era stato uno degli artisti più quotati della giovane Cecoslovacchia è ormai dimenticato da tutti (…)
Da ND (natura docet) settembre 2020 – Prof.ssa Laura Carlino (storica dell’arte)
Colori trasparenti, cangianti, saturi. Macchie di blu elettrico, corallo intenso, tocchi di arancio puro, viola, bianchi rosati, mille toni di verde. Scoprire la pittura di Vlastimil Košvanec significa trovarsi impreparati davanti ad un’esperienza travolgente di vitalità e di emozioni (…) Una cultura artistica solida e basta grazie alla quale Košvanec potrà plasmare uno stile personale ricco di citazioni, suggestioni e richiami. Stile colto ma mai pedante, perché la nota dominante resterà sempre la ricerca di bellezza, la gioia di vivere, un ottimismo che solo vicende personali crude e drammatiche riusciranno in parte a smorzare (…) Il tema della figura femminile nuda nella natura ha origini nobili e lontane, da Tiziano a Cézanne. Ma è soprattutto alle ricerche luministiche degli impressionisti, alla scomposizione cromatica di Seurat e di Signac, alle architetture di corpi e tronchi e nubi del Cézanne delle “bagnanti“ che Košvanec si rivolge, in un dialogo continuo che è ora tematico e formale, ora linguistico e strutturale. Košvanec modella le sue figure con un’assoluta consapevolezza anatomica che gli consente la sua mai rinnegata formazione accademica (…)
Professor Michael Zachar (storico e critico dell’arte)
(…) Anche se conosciamo di Košvanec i suoi paesaggi o i suoi ritratti, le sue caricature e le sue illustrazioni, il fondamento del suo patrimonio artistico è comunque legato all’allegoria del legame tra le persone e la natura e all’immagine della donna nel paesaggio naturale bucolico. Si potrebbe dire che le donne di Košvanec sono una sorta di Venere o di una Madonna vestita in abiti contemporanei. Il termine musicale andante amoroso potrebbe significare il carattere di quei dipinti colorati e così accoglienti. Con la sua eccellente tecnica del pennello e con i suoi colori così veritieri, il pittore realizza la sua idea della beata Arcadia e dell’immagine del mondo, vero obiettivo e desiderio del proprio cammino (…) Al suo tempo Košvanec è stato il ritrattista più popolare e ricercato in Cecoslovacchia ed era davvero il miglior allievo di Hynais (…) ha fatto ritratti di politici, diplomatici, banchieri, ministri e i prezzi dei suoi dipinti spesso ammontavano a venticinque o trentamila corone, con cui si poteva acquistare una grande casa. I membri dell’alta società di Praga consideravano un onore essere da lui ritratti e possedere un ritratto da lui eseguito dimostrava la loro appartenenza all’élite della nobiltà praghese.
Da ND (Natura Docet) febbraio 2021 – Francesco Pasquali alias Charlie (pittore- accademico onorario dell’Accademia delle Belle Arti della Russia)
Košvanec? Personaggio geniale riesce a fondere attraverso la pittura millenni di storia creando un ponte mistico tra la Boemia e il resto del mondo. Una sintesi evocativa incomparabile che svaria dai classici della scultura greca all’impressionismo francese con l’evidente contaminazione del Rinascimento italiano. I personaggi germogliano in una natura rigogliosa che genera furtive visioni come nella “Tempesta “ del Giorgione o nel “Dejeuner sur l’herbe” di Edouard Manet (…) Impasti carnosi di colore puro stesi sulla tela ruvida con equilibrata veemenza propongono suggestivi accostamenti di rossi sgargianti con verdi smeraldo, la luce intrigante rimbalza sui corpi scolpiti generati da una linfa vitale che li avvolge in una sapiente fusione di viola, di rosa e giallo limone. Le figure incalzano sulla scena come preludio ad una felicità dirompente, l’estasi surreale dei sensi (…) Košvanec è all’apice della sua carriera, mentre i suoi conterranei cercano di farsi conoscere nel resto del mondo lui porta in una versione underground l’Arte universale in Boemia. Le donne dai seni turgidi e prosperosi indossano sempre lunghe e voluttuose gonne che attenuano maliziosamente la concezione sensuale dell’evento nell’astuto rispetto dei dettami ideologici praghesi dell’epoca. Le sue opere raggiungono quotazioni vertiginose, i ricchi committenti si contendono quella pittura che si erge sontuosa nel palcoscenico pittorico in una personalissima e originale modernità. Košvanec, abile ritrattista oltre alla pittura produce opere grafiche di cartellonistica pubblicitaria, manifesti per il teatro e il cinema (…) alterna la satira politica (…) alle illustrazioni di romanzi famosi fra i quali eccelle i “Miserabili“ di Victor Hugo (1923) . Dal 1926 al 1938 si susseguono numerose mostre in tutta la Nazione fino alla prestigiosa personale di Praga del 1939.
Ing. Giacomo Colosio (scrittore, vincitore premio Piero Chiara 2020)
Lo stupore nei quadri di Košvanec
Dove c’è stupore, lì ci trovi sempre la poesia. E lo stupore ha infinite facce, nascoste, o meglio celate da un velo, quel velo che benda gli occhi della conoscenza. Questi sono stati i miei primi pensieri quando un caro amico, Giuseppe Franzoni, mi ha fatto un dono indimenticabile: poter ammirare dal vero i quadri di Vlastimil Košvanec. La luce e i colori accesi, seppur caldi, di quelle opere pittoriche, hanno creato l’emozione e la condivisione emotiva che solo la poesia sa donare a chi ha occhi per vederla. La bellezza sta dappertutto, e non sempre è facile vederla. Ci vogliono occhi buoni ed allenati, occhi che guardano dentro le cose con il cuore, non solo con la semplice vista. Nei quadri di Košvanec, invece, accade esattamente l’opposto: occhi ingenui, maldestri, non allenati, vengono colpiti in maniera talmente immediata che nell’osservatore entra una nuova bellezza, oltre quella del colore, della luce, della tematica del quadro. E questa nuova bellezza nasce da un senso di colpa, dovuta ad una semplice constatazione che ci fa dire: Dio mio, perché mai questo maestro del colore mi giunge nuovo, perché mai la mia conoscenza sente che in me c’è, o c’era, questo vuoto? È in quel preciso istante che la nostra sete di conoscenza bussa alla porta della storia per conoscere l’avventura della vita che ha accompagnato questo grande maestro. E, va da sé, senza conoscere la vera vita dell’artista, non si può comprendere quanta ecletticità, universalità, genialità fossero parte della natura intima di questo grande pittore praghese. Mentre rimanevo incantato ad ammirare i dipinti, mi sentivo rapito da una vena letteraria che mi portava a scrivere mentalmente uno dei miei racconti in cinque righe, una forma letteraria nuova da me ideata per dare poeticità alle narrazioni.
Ecco il risultato:
Ci vogliono occhi. La bellezza sta dappertutto. Ci vogliono occhi allenati per saperla vedere. Una donna è sempre bella, c’è in lei qualcosa di magico che la rende degna di incanto, in qualunque caso. Forse perché è portatrice della vita. Chi non sente questo incantesimo è un uomo che vive in un mondo parallelo, oppure è morto. La bellezza è quella che Renoir sapeva vedere nella natura, in un piccolo campo dietro casa, nel ruscello serpeggiante, in una ferrovia dismessa. La bellezza è quella che nei dipinti di Košvanec ti attira dentro il quadro e ti chiede di diventare il suo stesso attore, e non semplice spettatore. Ci vogliono occhi per vedere la bellezza delle cose: tutto qui. E quegli occhi Košvanec li regala alla ninfa con il cappello rosso, a destra del quadro con titolo: giorno gioioso. Questa bellezza di donna ti guarda, e pare viva, giacché i suoi occhi seguono i tuoi da qualunque posizione tu ti metta a guardarli. Vedere per credere.
Dipingere poesia
Ecco perché resterai immortale Vlastimil, pittore di Praga carisma eccezionale colore che nel cuore dilaga. Hai vissuto una vita di onori cercato, da tutti ammirato poi cancellato, costretto ai dolori ai nostri occhi mai dimenticato. Col pennello hai dipinto poesia luce e gioia i tuoi versi quel che lasci ricorda l'allegria ad amarti ormai siamo in diversi. Hai cantato la bellezza della vita e hai usato un dono naturale la cecità del mondo è stata guarita trafiggendola di luce abissale. Ora siam qui a ridarti il valore di sommo poeta che ha usato il colore e dentro il Panismo immortalato nei quadri si legge saggezza, quella dei padri che mai avrebbero alla tua libertà messo le sbarre dell'ignoranza riconoscendo la grande beltà che unisce il passato al mondo che avanza.
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